C’è un sottoportico a Venezia dove la volta è piena di gomme da masticare, lasciate lì da chi è passato negli anni. Ci cammini sotto e le vedi, le cicche. Gomme alla menta, alla fragola, per denti bianchi o succose che ci hai fatto i palloni con la bocca per mezz’ora.
Mi è tornato in mente mentre mi chiedevo se esiste un paradiso non solo per i calzini spaiati ma anche per gli affetti andati a male, quelli che sono inciampati nelle incomprensioni o nell’indifferenza. I ti voglio bene e i ti amo che si sono nascosti troppo e sono rimasti soli. O quelli che hanno urlato di gioia ma hanno avuto a che fare con i sordi. E poi gli affetti che, come le gomme da masticare, li mastichi finché sono dolci e poi li attacchi al soffitto e te ne vai quando ti lasciano in bocca il gusto della gomma. Ci vorrebbe un sottoportico anche per loro, passi e lasci l’affetto orfano, integro o mangiucchiato che sia, attaccato alla volta. Almeno tutti assieme, si sentirebbero meno inutili