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Ti guardo intero

Guardo i tuoi occhi e ci vedo la laguna e mi sento cullare dall’acqua. Non torno bambina, mi sento donna, e l’acqua mi passa attraverso, mi rinfresca e mi allevia, mi libera e mi placa.

Guardo il tuo collo e ci vedo il vento e mi sento che mi muovo con te. E non sono altrove, ma sono qui, presente, cosciente, a desiderare e a muovermi, coscia  contro coscia, mano contro mano.

Guardo le tue gambe e ci vedo il sole e mi sento scaldata dall’affetto. Quello che mi dai e non mi dici e che mi lascia lì a chiedermi, poi, sudata, se è successo davvero o è solo quel che voglio, io, dare a te.

Guardo i tuoi piedi e ci vedo il cammino sull’erba fine e mi sento leggera. Ci possiamo andare senza scarpe, liberi e lievi, con la risata accanto senza zavorre inutili ad appesantire il piacere di stare.

Guardo il tuo culo e ci vedo il mondo, che vorrei far risuonare delle mie e tue risate.Sono qui a far l’amore con te, ti guardo tutto intero adesso e mi chiedo dove eri, ieri, che a ridere in due è meglio.

Respirami

Respira, vieni qui.
Appoggia la testa vicino al mio cuore, che ha voglia di andar al ritmo con il tuo.
Respirami. Stai qui.
Uniamo il ritmo. Proviamoci, almeno. A far venir fuori un suono nuovo, un rintocco profondo, un passo cadenzato che ci indichi il percorso giusto, un richiamo per quando ci perdiamo.
Che noi siamo anime che passeggiano e cercano requie, che si fermano davanti a una vetrina e rimangono sbalordite davanti ad un mazzo di tulipani, gialli, come il sole che ci acceca.
Che il bello non solo ci colpisce ma ci paralizza e stiamo lì, riflessi sul vetro, ad interrogarci su quanto è fondamentale il lieve che ci circonda.
E allora vieni qui, siediti vicino a me, e respirami addosso.
Che l’alito del tuo cuore mi rende lieve l’attesa di sfiorarti e tremendo il secondo che non ti passo vicino.
Respirami, portami con te.
Il sapere che arrivi mi quieta la fame che ho dentro e la certezza che te ne vai mi chiude in gabbia, come un mazzo di tulipani, gialli come la voglia.
Dentro un vaso a succhiar l’acqua, sperando che non evapori troppo in fretta.