Emozioni digitali. Bit di storie sul Nordest «grasso e opulento» e pagine che scorrono con il tocco di un dito. La letteratura oggi si legge anche su ebook, il libro digitale che si può «aprire» sul proprio computer di casa, o con il proprio tablet. Mitia Chiarin, 42 anni, giornalista professionista, ha fatto delle storie che corrono sul filo del bit la sua passione. Da alcuni anni scrive online e nel suo blog, “Le storie di Mitia”, raccoglie impressioni e racconti. Sedici storie sono state pubblicate in “Ottanta lettere”, un ebook promosso dalla nuova casa editrice Blonk.it di Pavia.
Sono racconti sul Nordest grasso e opulento fatto di persone alle prese con sogni, desideri e amori e svolte improvvise, e pure «qualche visione» come «la» bancomat che si innamora e regala soldi se vengono digitati al posto dei codici delle poesie. «Non c’è carta ma odore di bit nelle mie storie, – racconta la scrittrice, – e devo dire che l’editoria digitale, grazie all’opportunità che mi è stata concessa da Lele Rozza, direttore editoriale di Blonk.it, offre nuovi spazi di respiro a chi vuole raccontare storie».
Uno dei racconti, “Cinque rose”, ha preso ispirazione dalla Marca: «Racconta l’incontro tra il capo dei vigili di un comune del trevigiano e un ragazzino di dodici anni, un piccolo venditore di rose, – spiega Mitia. -Il comandante, mentre è al bar, libero dal servizio, si accorge di un ragazzino e delle cinque rose che tiene in mano. Inizia così ad interrogarsi sulla sua vita, sui suoi amori, sull’incapacità di dare concreto aiuto ad un ragazzino straniero che si ritrova in strada, di notte, a lavorare, in un paese, dove, cito, «nessuno si offende manco il segretario della sezione della Lega Nord che ogni due per tre (….) mi manda gli esposti contro i bar dei cinesi e i kebab da asporto che sono covi di malandroni e portano malattie e viene lo scagotto a tutti».
Perché “Ottanta lettere”?
«È il titolo di uno dei racconti, forse uno dei più criptici, la storia di ottanta lettere d’amore scritte da un uomo alla sua vicina di casa e infilate sotto lo zerbino della porta di lei. Il racconto di un amore che forse è un incubo, per come si evolve, forse solo un sogno. È il lettore a decidere che senso dargli».
Che Nordest emerge dai suoi racconti?
«C’è la provincia grassa, quella che si è costruita da sola, ma che oggi è piena di mancanze. I miei personaggi sono persone che per un motivo o per un altro cercano una riscossa, hanno la rabbia dentro (la “carogna” è uno dei racconti) che amano fino a mangiare e uccidere la compagna, di bambini che hanno la trasparenza dentro e faticano a vivere nel mondo degli adulti, che guardano il mondo con occhi stanchi ma all’improvviso illuminati, e vedono «la gente scema» (altro titolo), di immigrati che diventano la speranza di un ritorno alla voglia di cultura. Personaggi inventati ma che nascono dalle sensazioni che ho quando passeggio o lavoro o parlo con le persone o ne ascolto i dialoghi».
Verrà a presentare il libro a Treviso?
«Se qualcuno ci invita, siamo ben lieti di venire». |