Secondo me la cosa più difficile quando condividi quello spazio di vita che è il letto, con un uomo, non è farlo godere, ma dormirci accanto. Dormire, dico, mica vegliare.
Intendo proprio il lasciarsi andare al sonno, alla voglia di tepore, alla stanchezza. Raggomitolarsi al suo fianco, senza toccarlo. Sentirne il calore a lieve distanza. E dormire. Senza controllare nulla del corpo. Risvegliarsi poi come se ci fossi solo tu, ma il tuo io è doppio. Doppio corpo, doppio calore, doppio sonno che si avvita.
Ho sempre pensato che per le donne, dopo secoli di fissazioni, pare, costrizioni mentali, con cui siamo cresciute, senza manco rendercene conto spesso, ed è questo il peggio, ci sia come primo impegno il far i conti con l’atavica paura dell’abbandonarci ad un corpo altrui.
Abbiamo paura di lasciarci andare, in quella cosa così intima che è il sonno. Il sesso? Certo, è intimo, ma come tutti i giochi, quelle cose fondamentali che svelano chi sei, noi giochiamo e ci piace, perché lo sappiamo che possiamo essere, ogni volta, quello che vogliamo, quello che sogniamo.
Bimbe. Puttane. Esperte. Inesperte. Fredde. Aggressive.
Poi, finito il gioco, si va oltre. L’intimità diventa la condivisione del tepore. Col corpo, stanco e appagato, che reclama silenzio.
Allora spesso si finisce col vegliare. Gli uomini sono come noi. Fragili, pieni di pare. Ma sono abituati a non dirlo e a dormire.
Comunque. Ovunque. Noi, il più delle volte, no. Li fissiamo al ritmo di risvegli frequenti ogni loro respiro profondo. Giriamo la testa nel buio della camera da letto e li guardiamo. E li troviamo così diversi da quelli che conoscevamo.
Sarà che mia madre dorme pochissimo e si addormenta solo con la tv accesa. Ma si tiene in forma con il suo personale brain training: individua ogni giorno un difetto nel mio corpo, nel mio aspetto, nel mio modo di essere. Io come reagisco? Rido e me ne vado.
Io da sola dormo benissimo, mai ho sofferto di insonnia. Se divido il letto con un uomo, che ha voglia di restarci tra quelle coperte fino al mattino dopo, che mica è scontato, finisce che lo veglio.
Cado in un sonno leggero. Mi pare di esser andata, ma in realtà sono sempre lì, aggrappata al cuscino, la pancia trattenuta dal diaframma.
Non si sta male ma non è dormire. E’ come far le vedette sulla collina, lo schioppo in mano e il sonno che bussa e te che ti dici, dentro la testa, io devo star attenta. E controlli. Non lui, ma te. La posizione del piede, della gamba, il respiro…Ti giri e lo guardi dormire, lui, beato, la bocca aperta, le braccia distese sul materasso. E te lo chiedi.
“Ma come cazzo fai a dormire, così, come se non ci fosse un domani, che son tre ore che mi sei stato sopra e sotto e adesso non senti che ci sono…Che non dormo? Io ci sono, o no?”
E te lo chiedi se stai emanando tepore o se in realtà non ci sei perché sei fuffa, che ne hai piena la testa, e te lo chiedi se la sai la differenza tra l’esser donna e femmina.
Che aver le mestruazioni non basta. Aver il tanga spostato di lato, nemmeno. Succhiargli le palle bene, non ti rende unica. Hai la pancia e la devi tener indietro. E quando cammini, per strada, te lo chiedi se la gente ti vede normale o grassa. Se ne accorgono gli altri della cellulite.
E pensi che c’è davvero chi li usa quegli occhiali, che li metti e vedi le persone nude, come sono davvero. Esaltatori di difetti. E vorresti uscire di casa con un barattolino di bianchetto in tasca, e cancellarne uno al giorno, di difetti, per 365 giorni. E se hai culo, in un anno ti sei cancellata.
Sei una che una foto non dovrebbe farsela fare mai, tanto è sfuocata.
No, non è difficile far godere un uomo, il difficile è dormirci accanto.
ma il difficile è dormire con l’uomo che ti sta accanto, o con la donna che sei? riuscire ad accettarsi, convincersi che quell’uomo forse non vede tutti i difetti che tu vedi. Perchè forse non ci sono o non gli importano. Perchè con il suo modo, un modo diverso dal tuo forse più semplice ed elementare, ti vuole bene e gli piaci. Gli piace l’amica e l’amante che sai essere. Lui dorme perchè appagato, spossato, ma appagato e sposssato da te e questo lo sa. E probabilmente sa che lo vegli.
Quanto si potrebbe parlare sulle tue parole, quanti pensieri sai stimolare.
Uh, come ti capisco. Io, per esempio, faccio fatica a dormire con qualcuno, chiunque sia. Sono sempre un po’ sveglia. Non mi rilasso. E peggio che peggio poi, quelli che si addormentano proprio addosso a te, abbracciati. Mi viene l’ansia doppia. Come se mi volessero tenere prigioniera anche nei sogni, come se volessero dire che sono diventata tutta, sempre e solo loro. Che io gli sposto il braccio e scappo via. E quando si svegliano e mi chiedono: “Ma perché?” So solo rispondere: “Mi mancava l’aria”. Ma non è l’aria. E’ la libertà. E’ una cosa diversa.
Anche io come Galatea, uguale uguale.
Anche io non riesco a dormire bene con accanto un uomo. Mi manca l’abitudine a farlo. Il respiro pesante, i movimenti, il calore che il corpo emana… e mi ritrovo la mattina arruffata e nervosa per non aver sputo dormire come lui.
io scappo sul divano
Già. Noi maschietti, invece, alla percezione dei nostri difetti siamo immuni: li ignoriamo, se va bene, ma quasi sempre non ce ne accorgiamo.
Io, che ovviamente nel tuo racconto mi identifico nell’accennata figura maschile, posso per l’appunto identificarmici in pieno: soffro di insonnia, ma solo se non dormo in compagnia. In quel caso, rassicurato, riesco ad allontanare da me le paure.
Che infatti. Che infatti che era finita non me ne accorsi dai non baci, dalle non parole, dai non sogni, dalla non complicità. Me ne accorsi dal non vegliarlo più. Fu quando io iniziai a dormire che lui per me iniziò a finire.
Pensavo di essere un caso raro, a passare più tempo nella veglia che nel sonno quando mi capita di essere in beata compagnia.
Molto belle queste riflessioni.
Ciao,
Fa paura a volte leggere i tuoi sempre meravigliosi scritti, fa paura perchè anche in questo caso è come se Tu riuscissi a fare una radiografia alle Nostre personalità. Mi ritrovo appieno in quello che hai scritto, nella parte maschile, è meraviglioso dormire con una Donna al proprio fianco, specialmente se è l’Amata, specialmente se è una donna che ti completa, specialmente se sei la sua metà mancante.
Mi ritrovo anche nella parte femminile, quella della Veglia, parola che significa anche attesa. L’aspettare il suo lento risveglio, anche nella piena notte, vedere che lentamente, nell’oscurità, i suoi occhi completamente dilatati nella pupilla, per via delle tenebre presenti, cercano la tua presenza, cercano il tuo corpo, lì, al suo fianco, sempre caldo, corpo che emana ancora il profumo dell’unione dei corpi, corpo che le fa sentire al sicuro, che le fa sentire importanti. Questo è quello che Noi amiamo della Vostra veglia, il fatto che inconsciamente, siete lì ad aspettare il Vostro uomo, il vostro adulatore, quell’uomo che amate e che mai vorreste condividere, quell’uomo che vi coccola e che non ve lo dirà mai, ma per Lui siete veramente importanti.
Donne, siete l’essere più meraviglioso che ci sia al mondo, e la cosa che Vi rende più affascinanti è il fatto che siete un costante enigma, un meraviglioso mistero che lentamente la Nostra cara Mitia svela a noi dormiglioni. Grazie di esistere, a Te Mitia, il solito caloroso abbraccio. Buon Natale
buone feste, Mirco
non sempre è cosi…forse spesso ma non sempre.
è duro da mandare giu’…lo trovo bello e caustico