Ci sono amori piccoli, che li tieni dentro il pugno della mano e li puoi dimenticare nella tasca interna della giacca e se un giorno, togliendo i biglietti dimenticati dopo anni, li ritrovi, manco te ne accorgi che li stai buttando nel sacchetto degli stracci con quella giacca dalle maniche consumate. Perché non sono rimaste manco le briciole a indicare la strada.
Ci sono amori pesanti, che ci hai perso tempo e mesi e parole, e non hai messo manco un punto. Non hai fatto una pausa, ci hai investito un ruscello di esclamativi e ti sei modellato ad immagine e somiglianza. E quando li rivedi, dentro la scatola delle scarpe strette, quelle che non metti mai perché ti fanno male ai piedi, li senti fastidiosi, fatti come sono di silenzio sordo. Li scuoti per sentire se fan almeno rumore, come i sassi, ma sono frasi afone, che si sono perse nello sciacquone degli egoismi.
Ci sono poi gli amori lievi, che ci hai messo un sacco di virgole, hai badato alle pause, il tempo che ci sta tra un ti voglio e un ti amo, e li hai farciti con la siringa del desiderio, fregandotene della tranquillità del possesso. Li tieni nel cassetto del comodino, vicino al letto, perché lì hanno spazio per respirare. E ogni tanto lo apri quel cassetto e ne senti il profumo e te ne freghi della costrizione, ti basta annusare quel desiderio, intatto e leggero, che sale su e te lo ritrovi tra le mani. E se sei sfrontato lo fai volar come un aquilone, che è tutto bene, e ti pare di mangiare pane e liberazione. Ti senti senza età come la volta che hai baciato, goduto, ti sei dato per la prima volta.
sono gli amori che non hanno bisogno di possesso quelli più veri, perchè ogni giorno è un ritrovarsi in modo non scontato.
Bella penna, anzi tastiera 🙂
Che strano, i miei non li riconosco tra questi. In fondo è bello così, che ci sia libertà di catalogazione.
Aldilà che mi ci ritrovi o meno (nel secondo tipo DI BRUTTO, in realtà), questa sonata di violino, una fuga, è deliziosa, riecheggia nei cortili…
Il titolo del racconto mi ha ricordato questo:
“Senza eta’
il vento soffia la
sua immagine
nel vetro
dietro il bar
gocce di pioggia
bufere d’amore
ogni cosa passa e lascia
Scivola,
scivola vai via
non te ne andare
scivola,
scivola vai via
via da me
Canzoni e poesie
pugnali e parole
i tuoi ricordi
sono vecchi ormai
e i sogni di notte
che chiedono amore
cadono al mattino
senza te
cammina da solo
urlando ai lampioni
non resta che cantare ancora
Scivola,
scivola vai via
non te ne andare
scivola,
scivola vai via
via da me”
Vinicio Capossela – Scivola vai via
ma che bel post Mitia, sai cogliere le mille sfumature di un amore. ho avuto tutti quegli amori li. aggiungerei gli amori muti, che sono quelli che hai tenuto dentro di te, che hai caricato di mille parole non dette, di mille gesti non fatti, di mille sguardi rubati. quelli che vorresti abbandonare come sassi sulla riva del mare e vederli piano piano scomparire tra le onde, così senza dolore
E’ un post bello.
Lo “sciacquone degli egoismi”, poi, è magnifica.
(mi sa che magari qualche volta, se posso, lo uso dal vivo e ti cito)