Non è facile, lo so. Non è come nello spogliatoio, dopo la partitella a pallone, quando tutti si spogliano, e c’è all’improvviso, questa democrazia del corpo, a renderci tutti uguali: chi con un petto villoso, chi con un petto assolutamente liscio e morbido, chi con il muscolo che guizza, chi con la maniglia che fa da salvagente.
Se fossimo sempre nello spogliatoio, l’imbarazzo non sarebbe di casa. Saremmo tutti sudati e sporchi, dopo la sgambettata collettiva. E le differenze si appiattiscono nella democrazia della coda per la doccia, e semmai ogni difetto diventa occasione per una risata goliardica.
Ma siamo qui io e te, amici da una vita al punto che manco ci ricordiamo più da quanti anni lo siamo, e mentre io ti parlo degli affari miei mi tolgo la maglietta per cambiarmi…
No aspetta, qualcosa non va: cosa è quello sguardo.
Fisso, bruciante. E non è che siamo qua a pettinar gli istrici e a metterci i bigodini a quarant’anni.
Tu mi guardi ma non vedi più l’amico asessuato.
Altrimenti il tuo occhio perché dovrebbe fondermi lentamente il petto?
E con la bocca all’improvviso impastata mi parli , fissandomi.
E allora io, stupita, mi rendo conto che è roba da un millesimo di secondo, ti concedo l’attenuante, ma si vede che mi guardi come si guarda il filetto appena cotto alla brace, quando hai fame.
E l’imbarazzo potrebbe avere il sopravvento. E io che non pettinavo le bambole ma le facevo far l’amore con Ken, povero omino plastico, mi asciugo col tuo sguardo e penso a cosa fare.
Che non lo so, io , che quando mi mordi il collo, per ridere, a me piace? Mi è sempre piaciuto.
Ma davanti ai petti e senza pettini, l’imbarazzo va superato in fretta, perché ora e domani potremmo non riconoscerci più. Serve un piccolo miracolo, magari la dimostrazione che a volte la forza di gravità non vale per tutti gli alberi o tutte le mele. Chiamala provocazione, chiamalo divagare, ma dovresti ringraziarmi. Perché con un sorriso ti ho spento lo sguardo, ho trasformato l’imbarazzo in stupore, e il tuo cervello ha smesso di interrogarsi sul sapore del mio collo, ma si è concentrato sulle stranezze della scienza.
Senza perder ore a pettinarci.
Povero Ken
applausi!
Olè!
Leggiadra e saporosa.
Signora…
Ken era plastico @antonio, se lo meritava, diciamolo…
cara @sid mi inchino
@vix quei tre puntini di sospensione spero siano belli soddisfatti e leggiadri…
epperò se si abbracciavano io non ci rimanevo male… 🙂
si sono abbracciati, credimi. Quei due sono amici e si abbracciano sempre. 🙂
Beh, direi che certe situazioni vanno prese, come dire, … di petto!. 🙂
petti e pettini a parte, questo racconto è dedicato all’amicizia tra uomo e donna, evento lieve e sottile, duraturo e proficuo.
la fata, quei tre puntini erano l’equivalente di un inchino, che scritto mi fa strano, a volte:)
anche a me @vix facciamo che ci mettiamo i tre puntini e basta, che tra noi ci si capisce subito
leggo e sorrido, brava fata.
🙂
L’amicizia tra uomo e donna è un piccolo diamante di amore dal valore immenso. Il problema è che di questi diamanti ne splendono pochi in giro ed a volte si trasformano velocemente in pietra. Questo succede se si cerca la scorciatoia dell’amicizia per arrivare a qualcosa di più.
Ciao
@sancla troppo buona, dovrò firmarti quell’assegno
@spaziocorrente val la pena di rischiare di aver in tasca un sacchetto di pietre, ciao
Hai colto il punto “rosso”, diciamo, dell’amicizia tra uomo e donna… che ha sempre un substrato di attrazione, e non ce n’è.
Be’, poi io, da maschio assatanato speravo che tro… ahem, che facessero ginnastica, ALMENO. 😛
Bello… la dmeocrazia dei corpi è poi una definizione spettacolare.
Che di contro mi fa venire in mente l’aristocrazia dei corpi, quella tra due (o più, perch no) amanti.
Ri-bello!